UNA FORMA DI RESISTENZA COME TANTE ALTRE

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venerdì 6 novembre 2009

la timidezza non è sinonimo di sensibilità

potevamo trovare lavori che non ci avrebbero permesso una casa

oppure potevamo trovare lavori che ci avrebbero permesso una casa

ma non il tempo sufficiente per tornarci la sera

così non abbiamo mai iniziato

resteremo aggrappati alle nostre giornate che sono ostacoli troppo ravvicinati

ancora una volta il paradiso è sempre per gli altri

ancora una volta abbiamo fatto tardi a forza di sbagli

la mattina mi svegli che sei già vestita come i supereroi

un bacio sulla fronte e il tempo di vedere solo le tue spalle che sono fazzoletti per tutti

i mie viaggi nei bagagliai per riabbracciarti

e a nostra difesa gli amici del triangolo lennè più forti di ogni muro

che ai suoi piedi si spara senza limiti di età

da zero a novantanove anni

ma i morti possono protestare se qualcuno li ricorda

mi hanno detto che il crollo è partito da danzica

gli operai di solidarnosc protestano contro la dittatura del proletariato

ho visto anche gli zingari felici

invece noi?

noi siamo i vinti

noi siamo i vinti

noi siamo i vinti

confusi come i discorsi tra tossici che si vendono tutto l’ oro che hanno addosso denti compresi

incredibili come cerchi nell’ acqua che non sanno nuotare

facciamo che mi troverai come tu mi vuoi

in questi pomeriggi ad accomodare la tua frangia estemista guardando un film di margarethe von trotta

siamo cinema deserti noi

che per rilassarci la domenica andiamo a fotografare quel che resta dei mercati generali

prima di nasconderci a scopare tra i tir che santificano le feste

e venirti così dentro da venirti in mente

per le nostre guerre intestine

fatte di ecchimosi sui cuori dei nostri giorni migliori

operarci a cielo aperto

con i manuali per la fabbricazione di bombe molotov editi feltrinelli

mettere in discussione soprattutto le nostre certezze

interrogarci su un millenovecentottantaquattro terribilmente attuale

abbiamo avuto il piombo il fango ed ogni giorno la dosa quotidiana di merda che ci cade addosso

che in questi ultimi trent’ anni non c’ è stato raccontato nulla degli spari in città

per questo coviamo in grembo figli di curiosità che hanno come madre la passione per la realtà

ci legheranno i polsi

ci chiederanno cosa ci troviamo in certi edifici orrendi come l’ inverno caldo

non lo vedono il loro fascino silenzioso amica mia

che se fossi più bella non mi piaceresti

che rimbocchiamo le coperte alla luna per restare a toccarci in solitudine come gaber

e invece ci sono notti che non accadono mai

così ci elenchiamo tutti i nostri più orrendi difetti prima di baciarci

per evitare di rinfacciarci un giorno il fatto che saremo cambiati

m' importa 'na sega

poi mentre smetteva di piovere ci siamo presi per mano

occhi chiusi con ago e filo

e ci siamo fatti saltare in aria come a bologna

così è scoppiato il nostro amore

adesso che non ne è rimasto nemmeno un maledetto pezzo

vorrei farti vedere la mia vita.


4 commenti:

E. ha detto...

Anche io sono scoppiata. Avrei voluto anche io mostrare la mia vita e sbirciare dentro la sua. Adesso ho smesso di credere che ci siano forme comuni di pensiero e forme comuni di sentimento. Io credo che certi cuori siano malfunzionanti.

Giovanni ha detto...

un bel pugno nello stomaco :)

Anonimo ha detto...

sei di grande ispirazione, l'ho amato questo pezzo di diario.

NON ABBIAMO ABBASTANZA SOGNI PER ARRIVARE A FINE MESE ha detto...

chloè i cuori malfunzionanti sono ovunque e per far scoppiare due persone ne basta uno purtroppo.

giovanni totalmente onorato del tuo passaggio.scusa per il pugno^_^

serge altrettanto e già sai.

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