milano è l uomo grigio
ci spaventiamo davanti ai suoi cantieri
ci intratteniamo con i suoi vecchi che hanno tutte le risposte
ci rifugiamo nei suoi alberghi che sembrano uffici
una camera doppia per favore
che chiamarla matrimoniale ci sembra troppo avventato
che accarezzandoci abbiamo svegliato il vicinato
le prime sigarette del mattino battono in testa che mi sembra di svenire
e le nostre vene artistiche ostruite
subappaltate
pensiamo intensamente alla tesi del surriscaldamento globale per sentirci meno congelati ma non funziona granchè
mentre cerco di convincerti che la più valida alternativa al vivere non è morire ma dormire
questa settimana ho fatto le analisi del sangue
avevo il narcisismo a mille
e adesso ti lascio
i lividi
lontano chilometri da quando ci accoppiavamo per otto ore con pause di quindici minuti come i leoni
in quei quindici minuti facevamo l’ amore
poi tornavamo a graffiarci
i nostri nomi un po’ dappertutto
non possiamo fare a meno di ammettere che più che anni luce i nostri sono stati anni bui
a consolarci solo un certo benessere all’ altezza del cuore
incasinatissimo ma ben arredato con tutti i confort necessari
per respirare meglio a qualche metro sopra gli altri
e gli avvisi dei missili nemici in arrivo
via sms sui nostri cellulari
sui nostri arti
per limitarci
e le forze dell’ ordine
sì ma quale ordine?
noi che non abbiamo difese oggi teniamo in aria le mani
ci limitiamo ad accusare forse più nel senso passivo che attivo del termine
delegittimazione della verità revisione della realtà
cambiando l’ ordine degli addendi il risultato non cambia
revisione della verità delegittimazione della realtà
ci è stato insegnato
apri gli occhi
che le nostre sveglie sulla sfiducia ormai non suonano più
costretti a guardaci le spalle siamo finiti per non riconoscerci
così stretti da perdere l’ identità e i relativi suoi spazi
cadere a terra e non rialzarsi più che stiamo tanto bene dove stiamo
la notte dei manganelli e la cronaca di guadagnucci
con le nostre colonne epistolari spezzate
ci vogliono analfabeti ma tu non ascoltarli
io voglio te
può bastare
la sublime pazzia della rivolta e le ambulanze che non arrivano mai
se solo sbadigliare fosse un gesto d’ amore quanto facile sarebbe essere ricambiati questa sera
invece chiudi gli occhi
come cuscino santi termosifoni che non contengono acqua ma accolgono sangue
perché tremi in questo luglio?
forse è per via della tua narcolessia che ti sembra tutto un sogno
succederà che rideranno
succederà che urleranno
quando loro arriveranno tu mandali da me
perdo io per entrambi
per dio e per entrambi
perderò
che il disordine è una forma strettamente personale di stupore
per ora noi lo chiameremo stabilità
per ora noi lo chiameremo stabilità
per ora noi lo chiameremo stabilità
quando ti chiederanno che scuola hai fatto tu rispondi sempre
le diaz.
2 commenti:
sono sempre più convinto che, tra dieci, venti, trent'anni, chi vorrà conoscere e ricostruire la vera storia di questi nostri "anni zero", dovrà andare a cercare tra le nostre canzoni, tra i nostri blog, tra le nostre foto. tra le parole, le immagini, le note che raramente arrivano in tv, sui giornali, alle radio. la storia la scrive chi comanda, la realtà la descrive chi vive la storia. anche se poi è tutta un'altra storia.
abbiamo una gomma dietro al culo caro manuel che cancella i nostri passi appena sono stati fatti ma continuiamo a provarci comunque.
grazie.
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