UNA FORMA DI RESISTENZA COME TANTE ALTRE

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martedì 30 giugno 2009

storia lunghissima piena di cose anche poco comprensibili e lontane tra loro che per brevità potremmo chiamare storia all' italiana

che non ci siamo mai vantati della nostra sofferenza

non rinunciamo ad essa per non rinunciare alla coscienza

e i suicidi a tempo determinato aspettando che la crisi passi

chi fa da sé felo de se

stare al telefono con tua madre per tranquillizzarla mentre sorvoli l’ africa

l’ africa?!?!?!

sarai semplicemente dietro uno di questi monti

a dannarti per non avermi chiesto di rapirti

e chiedere come riscatto semplicemente qualche anno assieme

perché io chi sono io

un’ industria di parole che hai deciso di smantellare

tagliami il personale e anche qualcosa di più

che ormai abbiamo il cemento fresco deciso a solidificarsi appena sotto le nostre ginocchia

tanto vale rovinarcela assieme questa esistenza

farsi una ragione dell’ avere ragione

che siamo assurdi come certi film

in cui pensi quasi irritato

ma quanto è irreale questo film tutte a lui capitano

poi ci ripensi e capisci semplicemente che se non fosse stato cosi nemmeno l’ avrebbero fatto

il film

noi invece ci facciamo e basta

che forse non è il periodo migliore per scrivere guarda come sono contorto

che forse siamo troppo cerebrali

e gli aeroporti sono un deposito di lacrime

che i metal detector non smettevano di suonare per non lasciarti andare

poi solo un’ insegna poco luminosa comprensiva consolatoria ma soprattutto fedele

checkin chiusi per lutto

mi avvicino come si fa per vederci meglio quando vuoi vederci meglio nelle cose

checkin chiusi per lutto

ancora un altro po’ mentre già sto per piangere tutto l’ ultimo vino bevuto assieme

checkin chiusi per lutto

alle due di notte tutto solo l’ aeroporto di madrid mi sembrava fosse mio

poter cantare a squarciagola sui tappeti rullanti

non riesco a ricordare cosa

addormentarmi sulle valigie di un tedesco che per addormentarsi a sua volta contava

io invece per addormentarmi valutavo

valutavo se fossero più poliziotti i cani o cani i poliziotti

mentre una ragazza di chissà dove infila la mano nelle mutande del suo ragazzo

mi verrebbe da ingoiare la sigaretta

sarà l’ unica cosa che mi scalderà da qui in avanti maledetta frustrante invidia

nonostante oggi alla radio abbiano ridetto sole

si pensa che sarà senza alcun dubbio il luglio migliore

già da domani dunque

si ma dove ti appoggi se non ti accorgi che il domani è oggi?

già da domani inizierò a cercarti amore mio

per ammazzarti mio amore

ho già chiesto a tutti i vagabondi

sulle panchine delle città farò le amicizie migliori

le unghie sporcate dalla terra

il senso di appartenenza alla terra

che ti viene voglia di restare un altro po’

fotografie da imprimere sulla pelle d’ europa

devastata da buchi come shay e bruciature di sigarette come cani sconfitti

ma ora raccontami del tuo amore che ha il naso rotto

e io vincerò l’ appalto per ricostruirti

da qui a chilometri da qui

i falsi dritti in bilancio anche se andrebbero meglio alla gogna

che gli onesti si sono estinti coi dinosauri

mentre lo sperare di vederti uscire da fuochi d’ artificio inesplosi sa di terroristico

come lo sciopero delle zanzare che ci permettevano di dissanguarci meglio io e te e basta

come i gerani rubati alle vecchie per insegnare loro che ce sempre tempo per ricominciare

come gli studenti ammazzati per strada ieri

tieni a mente tiananmen

come la paura che ti soffoca oggi

molto più del sangue che ti cola dalla bocca per l’ ultimo brindisi

ma è solo un attimo hai venti anni o poco più cara amica

e sei morta con gli occhi aperti facendo vergognare noi che viviamo con gli occhi chiusi

terrai a mente teheran

e non sapendo di preciso il tuo fuso orario ormai non dormo più aspettando

non sapendo che la vita è nebbia e non ce proprio un cazzo da fare

moriremo anche noi presto come i poveri

ti porterò presto a vedere giuseppepeveri

che siamo solo un refuso che sparirà alla seconda edizione

così al vento ne le foglie levi si perdea la sentenza di sibilla

che perdere te ha reso il dramma pancreatico un sollievo

oggi è il primo giorno d’ estate ma senza te è come fosse già finita o peggio mai arrivata

imprevisti

vai al ventuno di settembre senza passare dal mare.


mercoledì 24 giugno 2009

prima di partire non si pensa a niente quando si dovrebbe pensare a tutto

poi arriva una domenica mattina che ti sconvolge

svegliarsi abbracciati a david grossman

conoscersi appena sotto l’ epidermide

costringerti a colazione sotto le coperte

e i parafulmini contro i colpi di fulmine che non arriveranno mai

imparare a sanguinare

e ricucirsi con fil di ferro e ruggine per non guarire

sbiadire un po’ al sole

e trovare ombra tra i ricordi per non disturbare

paragonarsi ai cipressi per sentirsi meno tristi

e le case mediterranee in cui andrai a vivere laggiù con chissà chi

mi farei assumere come donna delle pulizie anche per rifarti il letto disfatto con altri

e tu che mi scrivi chissà con chi dormirai stanotte stronzo

evidentemente non siamo un esempio di quel che si potrebbe definire telepatia

intanto ci costringono a vederci ancora una volta e ancora una volta e ancora una

penso che la geografia abbia più fantasia di noi sparandoci agli estremi del continente col silenziatore

per non sentirsi

per non ingorgare un filo del telefono con insulti di bassa lega che fanno rumore ma non lasciano segni

perdersi a contare paradossi

perdersi a contare

perdersi

che non ci raggiungeremo mai per zenone

sprecare le ore a condonare i propri errori

e i referendum per abolire la nostalgia

per avere una vita anche solo una virgola più semplice

cercando in un giorno così scemo qualcuno con cui correre

verrò a scioperare lungo la tua via

per occuparti ma tu non preoccuparti

avere nove anni e non contare più i traumi

averne venti e sperare in una strage di incapaci

che i libri non li comprano perché tanto i libri ardono male

che alla fine noi non abbiamo mai fatto fuori nessuno

se non qualche pacchetto di sigarette di troppo

e ridere fino in arizona sprecando lo stipendio di mezzo mese al telefono

per dirci che dovevano chiudere le discoteche e lasciare aperte le case chiuse

gettare i nostri cuori dai finestrini di un’ utilitaria rubata in corsa

per schivare posti di blocco troppo emozionali anche per noi

che a forza di prove del palloncino ci abbiamo addobbato la tua festa di compleanno

e ora?e a questo punto?

non riuscire ad uscire fuori nel mondo perché il mondo sei tu

e adesso aspetterò domani per avere nostalgia signora libertà signorina anarchia.


giovedì 4 giugno 2009

aspettative in riserva

sarà il tuo mal di testa

sarai il mio mal di testa

sarà che era un anno che non ci si faceva stesi a letto

sarà che era

tu dormi la notte corre e perde i punti della patente

finchè ce tabacco ce speranza

per me che sono genio e sgretolatezza

parcheggio le mie ansie in periferia

e ieri sera ti porterò al cineforum ad annoiarci

quanto è facile darsi un tono

come le nostre foto che torneranno da parigi con la erre moscia

che siamo senza macchina fino a settembre

che sono senza te fino a settembre

toccherà riprendere a pedalare sulla mia vecchia bici

quanto è facile fare il pirata in discesa

sbucciarsi le ginocchia per riappropriarsi di qualche anno perso

alimentare il proprio vittimismo con il mercuriocromo

quasi quasi parto per il militare con tante scuse per il ritardo

io che avrei giocato a risiko con te per poterti conquistare

tu come zecca succhia tutto quello che pompano aorta e arteria

con quel poco che è rimasto brindiamo agli arrivederci

e le trasfusioni estive di serenità

che per salvarmi ho chiesto consigli alle persone sbagliate

che quelle giuste mica le conosco

sennò col cazzo che divideremmo ancora lo spazzolino

io che avrei giocato anche a monopoli con te per poterci comprare casa

ora andiamo al mare a pescare scarpe vecchie

ho portato il costume ma ho dimenticato a casa il fisico

forse ti sei svegliata

mi scrivi che fai entrare la primavera dalla finestra e sistemi vestiti

mentre mina si destreggia tra i solchi di un vecchio vinile lanciato a mille sul giradischi di tuo padre

e a noi i congiuntivi fanno piangere

che sul ponte ci superavano anche le biciclette

ci vuole più zen

è un’ italia di voglie vetuste e donne vivaci

candidiamo unabomber in parlamento

per fare piazza di montecitorio pulita

per quel giorno invecchieranno anche i colori

e noi ci guarderemo sfumare

proprio così

come le canzoni di una volta.


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