UNA FORMA DI RESISTENZA COME TANTE ALTRE

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martedì 20 ottobre 2009

ci siamo studiati male come la geografia e adesso non sappiamo più dove siamo

e con l autunno te ne torni anche tu

che ci avevano dipinti per intero ma senza piedi per non allontanarci

e invece guardaci adesso siamo territori invalidi così all’ estremo da confinare

sulle nostre cartine geografiche con i buchi ingestibili come il pozzo di alfredino

il cervello in metropolitana e il cuore ancora a letto

che ci dormiremo in tre per i prossimi cinque mesi scambiandoci i sogni

e poi gomitate calci piedi sotto zero e frasi incomprensibili

io in mezzo a fare da filtro per il nostro sonno che è un motore in panne su statali in cui piove sempre

svegliarsi con i lamenti delle navi da crociera al mattino

non ci sentiremo più le braccia poi non ci sentiremo più e basta

non c’è più pazienza

pazienza se non c’ è più

ci abbracceremo solo con il cielo sereno

nelle prime ore del giorno lattiginose e alquanto scadute

dividerci una tazzina di caffè in cucine esplose la notte

e i nostri fondi neri come certe colazioni a base di nicotina

che avevo detto che smettevo invece ho smesso di dirlo

sballottati come padri orfani e amanti vedovi

tra il tamigi e le sue anse le tue ansie e le nostre distanze

tanto da essere cibo e anoressia

e amore sia

che se guardi bene il mondo è solo una grande isola

noi naufraghi dipendenti dalle nostre protezioni incivili

nei fiumi tossici del nordovest

che volevamo tutto e ci siamo sempre dovuti accontentare di qualcosa

nel vondel park oggi nessuno balla in silenzio dietro ai cespugli invischiato nella tela del delirio psichedelico

e i cambi di look con l’ arrivo di ogni nuova stagione

che ci troviamo rinnovati come i protagonisti dei telefilm pomeridiani che iniziano già iniziati

abbiamo finito le strade per evitarci

terrorizzati talvolta dalle nostre vene così ingombranti

gli amici che non si permettono mai il lusso di ridere

e i regionali ad otto euro per perderci in valli che sono madri opprimenti

fumarci tutto quello che riusciamo

nell’ attimo brevissimo in cui le porte si aprono arrivando e si richiudono partendo

e quelle barriere fonoassorbenti del cazzo mi dici che ti fanno cagare

che non vedi più niente fuori tanto valeva fare i treni senza finestrini

per finire in cina a farci clonare sperando vada un tantino meglio questa volta

con gli occhi puntati verso l’ alto per sparare alle nostre ambizioni difettate

che tanto tutto quello che vediamo delle stelle sono vecchie fotografie

delle mie assenze ingiustificate

con il morale che è finito sotto il livello del mare

affogare per rendere meno insipide le nostre esistenze

e tutte le volte che abbiamo fatto le ore piccole per rendere più grande il nostro tempo

che dovevamo sposarci e invece ci siamo tatuati dove cazzo capitava

per andare un po’ più sul sicuro riguardo quel concetto del per sempre

che fondamentalmente è uguale a mai.


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