mi dici che il mio umore è vario come le banlieues francesi degli anni settanta
io ti rispondo che noi siamo peggiorati come le banlieues parigine del duemila
che per riavviarci ci siamo disinstallati le emozioni infettate e formattato i sentimenti
che per cancellarci ci facciamo infiniti bagni immersi in formaldeide
che per imbalsamarci i cuori ci spareremo addosso a più non posso
e gli amori scelti puntando un compasso su una cartina geografica trovata in macchina di tuo padre,
gira tutto intorno alla stanza mentre svanisce la speranza degna di un malato terminale ,
così mi escludi per una manciata di chilometri che pesano come i viadotti che ci separano
tu percorri strade che diventano specchi
mentre io mi blocco davanti a svincoli che portano soltanto a futuri imperfetti
ora che rivorrei anche solo tutti i tuoi difetti
tempi moderni di ballate dei playboy in tv e di verità in confetti
collegare con una bic i tuoi nei e scoprire che non parlano di me
vestirsi male per il cattivo gusto di farlo
esaurire tutte le idee e buttarla sul romantico come ora
e magari abituarsi, abituarsi è comodo ma soprattutto brutto
soprattutto quando ci si abitua anche alla pioggia come in questi giorni
tutti tranne noi
così ci ripariamo correndo coi sacchi neri della spazzatura rubati in stazione
perché non siamo nati previdenti, nemmeno con la camicia
che comunque sia a quest’ ora sarebbe fradicia
dopo aver scoperto che ci sono anche poliziotti gentili che ti porgono coltelli
per amputarci i cuori, per sopravvivere
ieri che scendeva tanta acqua da piovermi in testa, dentro,
e tu là sei affogata tra pensieri che sanno di traffico e smog
perché non siamo in grado di svuotarci, per rianimarci,
i ladri di emisferi ci hanno rubato le estati da qui al tremila ma tu non disperarti.
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