il tuo sorriso imbarazzato e salvifico
il mio essere affascinato dal tuo vivere in controluce
per sfuggire quanto basta ai limiti dei contorni
che alla fine non è vero che viaggiamo per scappare
noi si viaggia per arrivare
e ci fermeremo
per germogliare
che non avrei mai pensato potesse essere lui il primo di noi ad impiccarsi
avvilupparsi attorno ai nostri nervi che sono tubature del gas pronte ad esplodere
stringimi ti prego stringimi
il collo
ha lasciato un biglietto breve come il suo vissuto e confuso come le nostre reazioni
non parlava di me non parlava di te
parlava di lei
morire per delle idee
che probabilmente negli anni avresti cambiato
che probabilmente da qui in poi di te resteranno solo i probabilmente
i problemi di mente nella mia mente inconcludente
la via crucis in autostop
i tagli profondi sul lavoro
e non sopportiamo le persone con il doppio cognome
noi che è già tanto se riusciamo a tenercene stretto uno
e ci spaventa la gente che cammina rapida a passi brevi e decisi
noi che non sappiamo mai dove andare capaci comunque di arrivare sempre in ritardo
e le albe nelle tazzine
i tramonti nei posacenere
quando abbracciavamo la curiosità per la paura che avevamo di appassire
su terrazze depresse pronte a lasciarsi cadere giù
e le nostre lampadine a basso consumo
per resistere in silenzio avvolti da insetti incoscienti
che non ne puoi più di tutto questo precariato mi dici
specialmente tra noi due
arriva sempre qualche binario a dividerci
così siamo costretti a mettere in freezer le nostre giornate migliori
per conservarci oltre la naturale data di scadenza
e le nostre guerre di dipendenza
che stare solo fondamentalmente non piace a nessuno
me l’ ha detto giancarlo siani
vent’ anni fa che avevo quasi la sua età
oggi che siamo nel mezzo non tanto bello di fortàpasc
sempre di più
e le storie italiane che tutti dovrebbero conoscere
in questo presente che è un mostro
noi splendidamente denti fuori posto
mentre la decadenza delle nostre città ci tiene compagnia
nell’ imprevedibile mescolanza
per non salutarsi ancora nelle stazioni e negli aeroporti di mezzo mondo
l’ altra metà l’ ho lasciata a te
che il triste non era tanto dirsi arrivederci quanto il sapere di atterrare a bergamo
che è come atterrare negli anni ottanta
così siamo finiti per incenerirci camminando mano nella mano sulle linee della nostra alta tensione
e alla mia mente che ragione a scatti tu cambieresti rullino per non dire che lo bruceresti
ammirando la dora baltica incazzata con i confini ricamati attorno un po’ stretti ai fianchi
che nonostante le nostre vite per così dire un poco troie riusciamo ancora a camminare
e diverrò gravità quando i pavimenti non basteranno più a sostenerti
quando anche la paura avrà paura
intanto le sigarette continuano a puzzare dei nostri vestiti
e un giro del giorno in ottanta mondi è quello che fa stare i nostri mari più piatti
ora che voglio vesciche sulle sinapsi
per rallentarci
durante queste passeggiate per corridoi ecologici inclinati
trovarsi sfaldati negli oceani
che volevamo fare i brillanti
e ci siamo opacizzati nel momento in cui da istmo siamo diventati isole
colpa dei tuoi terremoti e dei miei vulcani
ci passa la voglia di scrivere
con i nostri discorsi naufragati inghiottiti fagocitati
morti
e le bottiglie di vetro che custodiscono messaggi come nei film aspettate desiderate angosciate
vuote
sulle nostre rive arteriose non scriveremo i nostri nomi
ci allontaneremo da tutti per andare a morire in solitudine proprio come fanno gli animali
per andare a scoprire che tra le piante di riso non crescono sorrisi ma crescono pianti
come ai funerali che non ce mai nessuno che fotografa
come stare ad osservare le nostre fratture scomposte
per calcificarci alla cazzo
e i giudici di odio per dimenticarci tendendoci le nostre ragioni
a bordo di aerei di carta strappati e macchiati di caffè
per precipitare e farci buchi grossi così nel cuore
per bombardare torino dalla mole antonelliana con i mozziconi di sigarette
e i ricordi talmente vecchi che per ricordarci ci siamo fatti un bagno caldo nel carbonio quattordici
ti ricordi?
che ricordiamo il passato per dimenticare il futuro
che abbiamo preferito crescere in spessore piuttosto che in altezza
e ora dobbiamo trapanarci per emozionarci
le nostre personalità antisismiche
che cazzo ci piove dentro e con i nostri piedi di sabbia dove vuoi andare?
tu che mi dici che non siamo noi ad avere poca autostima
sono gli altri ad averne troppa
siamo sulla stessa linea d’ ombra
la disperazione è una forma superiore di critica per ora noi la chiameremo felicità
e allora guardami
sono dentro di te
sei dentro di me
sono dentro di te
sei dentro di me
sono dentro di te
sei dentro di me
sono dentro di te
sei dentro di me
buongiorno matriosca.
2 commenti:
..che ricordiamo il passato per dimenticare il futuro
che abbiamo preferito crescere in spessore piuttosto che in altezza
e ora dobbiamo trapanarci per emozionarci..
..sei dentro me..
^_^
Posta un commento