così ci siamo salutati in un piazzale raffreddato
eravamo sigarette buttate ai bordi delle banchine in stazione
mi hai disegnato un cuore sullo sporco del lunotto posteriore della macchina
che non l avrei più lavata se solo non fosse stata quella di mia madre
che me la sarei tenuta sul comodino quella scatola di latta da quaranta cavalli
che mi sarei fatto tutta la strada del ritorno a casa in retromarcia
per provare a crederci
per provare a dimenticare la volta in cui ti ho detto ti amo e tu mi hai risposto cazzi tuoi
ed ero così imbarazzato che mi sentivo nudo in tangenziale
e mi sentivo crudo a farti male
chissà quanto ci manca per capire come investire al meglio il nostro tempo
investiamolo intanto e lasciamolo rantolante sul cemento
come roberto calvi e tanti altri che sono stati suicidati
portiamolo a ballare in qualche balera priva di norme igienico-sanitarie
che possa stramazzare su un tavolino come un spia russa
danziamo danziamo
tra coloro che pensano che si sciolga così gennaio
basta una bottiglia sempre piena, finché dura il fumo
e i nostri nomi pronunciati assieme uno dopo l’ altro sanno di anacronistico
come le parole coltivare andreotti gettone ricambio eroinomane pera panchina
perciò fuggiamo dal retro della nostra generazione
mano nella mano
che non ci troveranno mai
come tutte quelle cose più o meno importanti che non si devono trovare
tocca anche a noi
così i miei baci dalla provincia senza gps si sono persi prima di farti arrossire
e la tua fotosintesi clorofilliana si è esaurita senza farmi rinverdire
non ci resta che riverniciare le nostre impronte digitali
portare a lavare le nostre automobili interiori
compresi i lunotti anteriori e posteriori
compresi i cuori
per non riconoscerci
per non ritrovarci
mai più.
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