e così è già tempo di seppellire estati perdindirintroia
di svegliarci abbracciati a termosifoni che escono dal letargo strofinandoci gli occhi
ho letto distrattamente che presto tireranno indietro l’ orologio di un’ ora
noi per non sbagliarci lo porteremo esattamente a due anni fa
alle siedlungen in bianco e nero e i caffè troppo amari per farci forti tra i turchi
l’ odore del gelo pungente che avanza
berlino sembra un set cinematografico in pausa pranzo
e la domenica mattina i mercatini dell’ usato
in cui mi hai comprato tra un rullino da finire e un anno di autunno
per passarcelo un po’ più in compagnia a rianimare foglie secche
quando andavamo al cinema e ci rasserenava il vedere la pubblicità
sbirciare il trailer che parla di noi e accorgersi che siamo solo titoli di coda
siamo solo infiniti titoli di coda che scorrono un po’ avanti un po’ indietro un po’
ci ricamavamo addosso tutto il giorno per disfarci la sera
disfarci nei cessi della metropolitana
in questo cesso di metropoli che è una tana
oltrepassare allegramente la sottile linea gialla saltellando mentre ci teniamo per mano
e andare in pezzi meravigliosamente per non prendere di petto più nulla
le luci al neon che sarebbero meno fastidiose se parlassero ad alta voce
quando ci lavavamo i denti per smettere di fumare la notte
il fiume uccide
eraclito è affogato
nietzsche è morto
e noi abbondiamo di abbandoni
perdere perdite perdi te
che abbiamo urlato per anni i nomi e poi ci siamo scordati i cognomi
e la volta in cui abbiamo avuto una seconda occasione
per riscoprirci
è finita che siamo finiti coperti sotto metri di sguardi agghiaccianti
in guerre così fredde da restarci congelati
con quintali di impegno incisi nel potere del legno
per colmare distanze che sono carta vetrata
gli squilli dall’ equatore per svegliarmi
in queste sere di niente ad aspettare di fare ancora niente
che gli esami non finiscono mai mi dici quindi tanto vale
trasferiamoci in quella pozzanghera vicino allo stadio
per rifletterci in modo impreciso
magari iniziasse a piovere dal basso
in questa città che è un mare di ruderi fittamente ammucchiati
da disegnare anche in un solo foglio
e il bene che ti voglio
che è un treno indiano stracolmo
dirottato in salotto a sporcarti il tappeto ma tanto non ci sei
torno subito
perché l’ amore è una gara di inseguimento indoor
appena ci si raggiunge tutto finisce e non ci sono mai due vincitori
mio padre l’ aveva capito da tempo
e aveva smesso di guardare con me il ciclismo alla tv
da quando mia madre non tornava più la sera
quando ti penserò penserò un pensiero che oscuramente cerca di ricordarsi di te
che siamo volubili mi dicevi
soprattutto io
e ora che abbiamo finito i sinonimi possiamo solo essere contrari
dentro rotatorie per non tamponarci mai mentre ci guardiamo andare via
scopare in macchine a noleggio
per non avere niente che ci faccia ricordare gli errori
soprattutto i tuoi
ma siamo elefanti cagionevoli mia cara
a me non torna niente niente torna mai
e ora sto un po’ peggio
come un piccolo principe in cerca di lavoro
ma non è niente di che.
1 commento:
Quelle spine è come se fossero dentro il mio stomaco. Non fanno quasi più male non fanno altro che bene.
Parla così ed io mi faccio andare bene tutte le parole.
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