e con l autunno te ne torni anche tu
che ci avevano dipinti per intero ma senza piedi per non allontanarci
e invece guardaci adesso siamo territori invalidi così all’ estremo da confinare
sulle nostre cartine geografiche con i buchi ingestibili come il pozzo di alfredino
il cervello in metropolitana e il cuore ancora a letto
che ci dormiremo in tre per i prossimi cinque mesi scambiandoci i sogni
e poi gomitate calci piedi sotto zero e frasi incomprensibili
io in mezzo a fare da filtro per il nostro sonno che è un motore in panne su statali in cui piove sempre
svegliarsi con i lamenti delle navi da crociera al mattino
non ci sentiremo più le braccia poi non ci sentiremo più e basta
non c’è più pazienza
pazienza se non c’ è più
ci abbracceremo solo con il cielo sereno
nelle prime ore del giorno lattiginose e alquanto scadute
dividerci una tazzina di caffè in cucine esplose la notte
e i nostri fondi neri come certe colazioni a base di nicotina
che avevo detto che smettevo invece ho smesso di dirlo
sballottati come padri orfani e amanti vedovi
tra il tamigi e le sue anse le tue ansie e le nostre distanze
tanto da essere cibo e anoressia
e amore sia
che se guardi bene il mondo è solo una grande isola
noi naufraghi dipendenti dalle nostre protezioni incivili
nei fiumi tossici del nordovest
che volevamo tutto e ci siamo sempre dovuti accontentare di qualcosa
nel vondel park oggi nessuno balla in silenzio dietro ai cespugli invischiato nella tela del delirio psichedelico
e i cambi di look con l’ arrivo di ogni nuova stagione
che ci troviamo rinnovati come i protagonisti dei telefilm pomeridiani che iniziano già iniziati
abbiamo finito le strade per evitarci
terrorizzati talvolta dalle nostre vene così ingombranti
gli amici che non si permettono mai il lusso di ridere
e i regionali ad otto euro per perderci in valli che sono madri opprimenti
fumarci tutto quello che riusciamo
nell’ attimo brevissimo in cui le porte si aprono arrivando e si richiudono partendo
e quelle barriere fonoassorbenti del cazzo mi dici che ti fanno cagare
che non vedi più niente fuori tanto valeva fare i treni senza finestrini
per finire in cina a farci clonare sperando vada un tantino meglio questa volta
con gli occhi puntati verso l’ alto per sparare alle nostre ambizioni difettate
che tanto tutto quello che vediamo delle stelle sono vecchie fotografie
delle mie assenze ingiustificate
con il morale che è finito sotto il livello del mare
affogare per rendere meno insipide le nostre esistenze
e tutte le volte che abbiamo fatto le ore piccole per rendere più grande il nostro tempo
che dovevamo sposarci e invece ci siamo tatuati dove cazzo capitava
per andare un po’ più sul sicuro riguardo quel concetto del per sempre
che fondamentalmente è uguale a mai.