UNA FORMA DI RESISTENZA COME TANTE ALTRE

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sabato 19 settembre 2009

titolo provvisorio esattamente come noi

e così è già tempo di seppellire estati perdindirintroia

di svegliarci abbracciati a termosifoni che escono dal letargo strofinandoci gli occhi

ho letto distrattamente che presto tireranno indietro l’ orologio di un’ ora

noi per non sbagliarci lo porteremo esattamente a due anni fa

alle siedlungen in bianco e nero e i caffè troppo amari per farci forti tra i turchi

l’ odore del gelo pungente che avanza

berlino sembra un set cinematografico in pausa pranzo

e la domenica mattina i mercatini dell’ usato

in cui mi hai comprato tra un rullino da finire e un anno di autunno

per passarcelo un po’ più in compagnia a rianimare foglie secche

quando andavamo al cinema e ci rasserenava il vedere la pubblicità

sbirciare il trailer che parla di noi e accorgersi che siamo solo titoli di coda

siamo solo infiniti titoli di coda che scorrono un po’ avanti un po’ indietro un po’

ci ricamavamo addosso tutto il giorno per disfarci la sera

disfarci nei cessi della metropolitana

in questo cesso di metropoli che è una tana

oltrepassare allegramente la sottile linea gialla saltellando mentre ci teniamo per mano

e andare in pezzi meravigliosamente per non prendere di petto più nulla

le luci al neon che sarebbero meno fastidiose se parlassero ad alta voce

quando ci lavavamo i denti per smettere di fumare la notte

il fiume uccide

eraclito è affogato

nietzsche è morto

e noi abbondiamo di abbandoni

perdere perdite perdi te

che abbiamo urlato per anni i nomi e poi ci siamo scordati i cognomi

e la volta in cui abbiamo avuto una seconda occasione

per riscoprirci

è finita che siamo finiti coperti sotto metri di sguardi agghiaccianti

in guerre così fredde da restarci congelati

con quintali di impegno incisi nel potere del legno

per colmare distanze che sono carta vetrata

gli squilli dall’ equatore per svegliarmi

in queste sere di niente ad aspettare di fare ancora niente

che gli esami non finiscono mai mi dici quindi tanto vale

trasferiamoci in quella pozzanghera vicino allo stadio

per rifletterci in modo impreciso

magari iniziasse a piovere dal basso

in questa città che è un mare di ruderi fittamente ammucchiati

da disegnare anche in un solo foglio

e il bene che ti voglio

che è un treno indiano stracolmo

dirottato in salotto a sporcarti il tappeto ma tanto non ci sei

torno subito

perché l’ amore è una gara di inseguimento indoor

appena ci si raggiunge tutto finisce e non ci sono mai due vincitori

mio padre l’ aveva capito da tempo

e aveva smesso di guardare con me il ciclismo alla tv

da quando mia madre non tornava più la sera

quando ti penserò penserò un pensiero che oscuramente cerca di ricordarsi di te

che siamo volubili mi dicevi

soprattutto io

e ora che abbiamo finito i sinonimi possiamo solo essere contrari

dentro rotatorie per non tamponarci mai mentre ci guardiamo andare via

scopare in macchine a noleggio

per non avere niente che ci faccia ricordare gli errori

soprattutto i tuoi

ma siamo elefanti cagionevoli mia cara

a me non torna niente niente torna mai

e ora sto un po’ peggio

come un piccolo principe in cerca di lavoro

ma non è niente di che.


mercoledì 9 settembre 2009

sono sempre i migliori ad andarsene.da casa mia

il tuo sorriso imbarazzato e salvifico

il mio essere affascinato dal tuo vivere in controluce

per sfuggire quanto basta ai limiti dei contorni

che alla fine non è vero che viaggiamo per scappare

noi si viaggia per arrivare

e ci fermeremo

per germogliare

che non avrei mai pensato potesse essere lui il primo di noi ad impiccarsi

avvilupparsi attorno ai nostri nervi che sono tubature del gas pronte ad esplodere

stringimi ti prego stringimi

il collo

ha lasciato un biglietto breve come il suo vissuto e confuso come le nostre reazioni

non parlava di me non parlava di te

parlava di lei

morire per delle idee

che probabilmente negli anni avresti cambiato

che probabilmente da qui in poi di te resteranno solo i probabilmente

i problemi di mente nella mia mente inconcludente

la via crucis in autostop

i tagli profondi sul lavoro

e non sopportiamo le persone con il doppio cognome

noi che è già tanto se riusciamo a tenercene stretto uno

e ci spaventa la gente che cammina rapida a passi brevi e decisi

noi che non sappiamo mai dove andare capaci comunque di arrivare sempre in ritardo

e le albe nelle tazzine

i tramonti nei posacenere

quando abbracciavamo la curiosità per la paura che avevamo di appassire

su terrazze depresse pronte a lasciarsi cadere giù

e le nostre lampadine a basso consumo

per resistere in silenzio avvolti da insetti incoscienti

che non ne puoi più di tutto questo precariato mi dici

specialmente tra noi due

arriva sempre qualche binario a dividerci

così siamo costretti a mettere in freezer le nostre giornate migliori

per conservarci oltre la naturale data di scadenza

e le nostre guerre di dipendenza

che stare solo fondamentalmente non piace a nessuno

me l’ ha detto giancarlo siani

vent’ anni fa che avevo quasi la sua età

oggi che siamo nel mezzo non tanto bello di fortàpasc

sempre di più

e le storie italiane che tutti dovrebbero conoscere

in questo presente che è un mostro

noi splendidamente denti fuori posto

mentre la decadenza delle nostre città ci tiene compagnia

nell’ imprevedibile mescolanza

per non salutarsi ancora nelle stazioni e negli aeroporti di mezzo mondo

l’ altra metà l’ ho lasciata a te

che il triste non era tanto dirsi arrivederci quanto il sapere di atterrare a bergamo

che è come atterrare negli anni ottanta

così siamo finiti per incenerirci camminando mano nella mano sulle linee della nostra alta tensione

e alla mia mente che ragione a scatti tu cambieresti rullino per non dire che lo bruceresti

ammirando la dora baltica incazzata con i confini ricamati attorno un po’ stretti ai fianchi

che nonostante le nostre vite per così dire un poco troie riusciamo ancora a camminare

e diverrò gravità quando i pavimenti non basteranno più a sostenerti

quando anche la paura avrà paura

intanto le sigarette continuano a puzzare dei nostri vestiti

e un giro del giorno in ottanta mondi è quello che fa stare i nostri mari più piatti

ora che voglio vesciche sulle sinapsi

per rallentarci

durante queste passeggiate per corridoi ecologici inclinati

trovarsi sfaldati negli oceani

che volevamo fare i brillanti

e ci siamo opacizzati nel momento in cui da istmo siamo diventati isole

colpa dei tuoi terremoti e dei miei vulcani

ci passa la voglia di scrivere

con i nostri discorsi naufragati inghiottiti fagocitati

morti

e le bottiglie di vetro che custodiscono messaggi come nei film aspettate desiderate angosciate

vuote

sulle nostre rive arteriose non scriveremo i nostri nomi

ci allontaneremo da tutti per andare a morire in solitudine proprio come fanno gli animali

per andare a scoprire che tra le piante di riso non crescono sorrisi ma crescono pianti

come ai funerali che non ce mai nessuno che fotografa

come stare ad osservare le nostre fratture scomposte

per calcificarci alla cazzo

e i giudici di odio per dimenticarci tendendoci le nostre ragioni

a bordo di aerei di carta strappati e macchiati di caffè

per precipitare e farci buchi grossi così nel cuore

per bombardare torino dalla mole antonelliana con i mozziconi di sigarette

e i ricordi talmente vecchi che per ricordarci ci siamo fatti un bagno caldo nel carbonio quattordici

ti ricordi?

che ricordiamo il passato per dimenticare il futuro

che abbiamo preferito crescere in spessore piuttosto che in altezza

e ora dobbiamo trapanarci per emozionarci

le nostre personalità antisismiche

che cazzo ci piove dentro e con i nostri piedi di sabbia dove vuoi andare?

tu che mi dici che non siamo noi ad avere poca autostima

sono gli altri ad averne troppa

siamo sulla stessa linea d’ ombra

la disperazione è una forma superiore di critica per ora noi la chiameremo felicità

e allora guardami

sono dentro di te

sei dentro di me

sono dentro di te

sei dentro di me

sono dentro di te

sei dentro di me

sono dentro di te

sei dentro di me

buongiorno matriosca.

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